Feste e tradizioni a Gela

La Festa della Madonna di Bittalemmi a Gela
La Madonna di Bittalemmi è venerata presso una cappella votiva situata vicino alla foce del fiume Gela.
Una volta le donne del popolo arrivavano sin qui recando dei recipienti di olio che servivano ad alimentare la fiamma della lucerna.
Sul luogo dove è costruita la cappella votiva pare che un tempo esistesse un’ara destinata al culto di Demetra e Persefone.
Festa di Ognissanti a Gela
“Si nun veninu li morti nun camininu li vivi”, recita un antico proverbio gelese a testimoniare il rapporto che il gelese vive con l’aldilà.
Un tempo le mamme raccontavano ai loro bimbi che nella notte tra l’1 e il 2 novembre i defunti tornassero sulla terra per regalare dolci e doni a quanti avessero pregato per loro.
E così, il giorno della commemorazione dei defunti, assumeva per i bimbi il tono di un giorno atteso e vissuto con grande gioia, profumante di frutta martorana e pupi di zucchero.
Festa del SS. Crocifisso a Gela
Tradizione antica è quella che si svolge a Gela, l’11 gennaio, in onore del SS.Crocifisso, molto sentita dagli abitanti della città e in particolar modo dagli appartenenti alla marineria.
Si narra che grazie all’intercessione del Crocifisso, nei primi del ‘900, un gruppo di navi da pesca scampò a una violentissima mareggiata. Per questo sono proprio i marinai gelesi a donare il panno di cotone nel quale il Crocifisso è avvolto.

Festa del Natale a Gela
Del Natale il presepe è la prima icona, la più bella ed evocativa, antica e genuina per la capacità di riportare a ricordi di infanzia e a un sentimento di fede genuino che rivive anche nei presepi viventi.
Nel piazzale antistante la Chiesa Madre ogni anno si organizza il presepe vivente.
Alcuni figuranti nei tradizionali abiti dei primi del ‘900, animano gli angoli della piazza riproponendo nelle vecchie botteghe artigiane arti e mestieri ormai scomparsi. ad accompagnare i visitatori lungo questo ideale percorso c’è il suono di musiche (attraverso le “zampogne”) e canti tradizionali (“a nannaredda”).
La Settimana Santa a Gela
I riti della Settimana Santa hanno un posto centrale nelle celebrazioni religiose della comunità.
In essi si rispecchia la devozione dei gelesi che vivono con grande intensità i riti solenni.
Essi iniziano liturgicamente con la Domenica delle Palme quando la comunità accompagna il celebrante nella Chiesa Madre con i rami di ulivo e di palma intrecciata.
La sera del mercoledì santo sul sagrato della Chiesa Madre si svolge simbolicamente il processo e la condanna di Gesù; le statue vengono portate nella Chiesa del Rosario, dove per tutta la giornata di giovedì, la gente si reca a rendere omaggio con il tradizionale bacio dei piedi del Cristo e dell’Addolorata.
La sera del giovedì, una folla silenziosa accompagna le sacre immagini per le vie del centro storico fino alla Chiesa Madre, ove la gente sosta fino a tarda notte.
Il Venerdì Santo è il culmine delle tradizioni pasquali gelesi: accompagnato da canto dei lamentatori, il Cristo (opera del ‘700 in cartapesta e cuoio) viene portato al Calvario, dove avviene la spogliazione e la crocifissione del simulacro.
Piazza Calvario, con le vie adiacenti, è un’immensa distesa di persone assiepate per guardare, ricordare, pregare. Verso l’imbrunire, la deposizione dalla Croce: si schioda il simulacro che, in un’impressionante silenzio, viene consegnato ai sacerdoti e da questi ai marinai che lo depongono nell’urna per la solenne processione.
L’urna col Cristo morto è portata a spalla dai marinai gelesi che, per antica tradizione, per tutto il tragitto non poggiano mai a terra.
Il sabato, fin dalle prime ore del mattino , la folla si riversa nella Chiesa Madre per assistere al “funerale” e alla sepoltura del Cristo.
Si celebrano i salmi, intercalati da letture bibliche e canti penitenziali, e intorno alle 11,00 viene estratto dall’urna, al canto del lamento, il Corpo del Cristo che, portato a spalla dai sacerdoti, viene deposto nel “loculo” predisposto sotto l’altare della cappella della Passione.
L’effigie dell’Addolorata viene portata dai giovani e posta sopra l’altare della stessa cappella.
E’ un m,omento di intensa commozione in cui la gente prega per i propri cari defunti, segno della presenza del Divino nel vissuto della vita del popolo.
La Festa della Madonna delle Grazie a Gela
Nel convento dei Padri Cappuccini Minori di Gela si venera la Madonna delle Grazie verso la quale gli abitanti della città nutrono grande devozione. La festa in suo onore si celebra il 2 luglio con la solenne processione del simulacro rappresentante la Vergine con il Bambin Gesù.
In occasione della ricorrenza, oltre alla “promessa del viaggio scalzo” per le grazie ricevute, i fedeli recano in segno di omaggio dei grandi ceri voti: “i cannili”.
Un’antica usanza tramandata fino ai nostri giorni vuole che la festa sia dedicata alla benedizione dei bimbi.

Festa di San Giuseppe a Gela


Per i siciliani San Giuseppe è il santo patrono per eccellenza della famiglia nonché “avvocato delle cause impossibili”. Oltre ad aprire il ciclo delle feste primaverili, in Sicilia la ricorrenza si caratterizza per una serie di manifestazioni rituali pubbliche e private di grande coinvolgimento popolare, non si potrebbero definire diversamente le preparazioni di meravigliosi altari e soprattutto di banchetti votivi in suo onore: “li tavulati di li vicchiareddi” o “di li povireddi”.
Una delle celebrazioni più belle e suggestive è quella che si svolge a Gela.
Diversi giorni prima della festa, numerose famiglie si dedicano all’allestimento di straordinari “altari” sui quali sono sistemate statuine e immagini del Patriarca e della Sacra Famiglia.
Gli altari sono decorati con fiori, ricami, ramoscelli di allori, mirto, aranci e pani votivi, questi ultimi lavorati con tale maestria da sembrare “scolpiti”.
I “pani” hanno un importante significato sacrale intimimamente legato agli ancestrali simbolismi della natura che si rinnova. Stessa grande preparazione richiedono li “tavulati”, in questo caso la scelta delle pietanze ha un preciso significato dato che esse prevedono l’impiego soprattutto di verdure e frutti legati all’arrivo della primavera. Inoltre vengono disposti minestroni, frittate di verdure, sfinci, pignolata, cannoli.
Festa della Maria Santissima d'Alemanna a Gela
Legata alla Gela medievale (Terranova) e agli eventi della storia e delle leggende locali è la grande festa in onore di Maria Santissima d’Alemanna.
Ancora oggi, l’8 settembre è un appuntamento atteso da tutti i cittadini, è un’identificazione con le radici della propria fede, è una privilegiata occasione per ritrovarsi insieme.
La bella icona bizantineggiante della Santa ci riporta alla Terranova voluta da Federico II, che chiamò “i Religiosi Teutonici di Santa Maria d’Alemanna, i cui Frati prestavano culto alla Divina Signora, da essi certamente arrecata.”
Questa tavola è la memoria storica di alcuni avvenimenti significativi della città: quando, durante le incursioni saracene trai secoli XIV e XV, gli alemanni la abbandonarono sotterrandola in una buca nei pressi dell’altare dell’antica, omonima chiesetta; e quando, intorno al 1450, essa fu rinvenuta “miracolosamente” da un contadino e Maria proclamata patrona della città.
I gelesi attribuiscono alla Vergine dell’Alemanna lo scampato pericolo dal terremoto del 1693 e l’incolumità durante il violento bombardamento navale del 10 luglio 1943.
Fin dal 5 settembre (la festa dura 4 giorni), la città illuminata è in grande fermento gioioso, e ci si ritrova il mattino sul lungomare per gustare l’emozione de “ u paliu ‘a ‘ntinna (la cuccagna a mare)”, nel pomeriggio ad assistere alle gare sportive nei diversi quartieri, a visitare le mostre di artigianato locale o le bancarelle, e ci si reca alla Chiesa Madre per sciogliere un voto o per un momento di preghiera alla Vergine dell’Alemanna.
La mattina dell’8 settembre, la Chiesa Madre è meta di una folla che sosta in preghiera davanti all’icona della patrona.
Alle 10.30 il vescovo della Diocesi celebra un solenne Pontificale; al termine, ha luogo in piazza Umberto ’a maschiata in onore della Vergine. Nel tardo pomeriggio si svolge la processione dell’icona per le vie cittadine, con momenti tradizionali toccanti quali la spogliazione dei bambini e le soste: al cimitero monumentale per affidare i defunti a Maria, al Palazzo di Città per invocare sostegno e sapienza sugli amministratori, al viale Mediterraneo per la benedizione del mare, a Mulino a Vento per raccomandare gli operatori economici e gli operai dell’industria, a Porta Caltagirone chiedendo la protezione della patrona sull’agro gelose.
Questo camminare di Maria, carico di gesti devozionali, che talvolta si presentano come folklore o come spontanea religiosità, è accompagnato dal suono delle bande musicali, intercalato dalle invocazioni a Maria e dalle preghiere dei fedeli, e si conclude in piazza Umberto con una suggestiva fiaccolata, mentre la sacra icona rientra nella chiesa.

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